Una delle aree più produttive della ricerca sull’autismo negli ultimi anni ha
esplorato l’ipotesi che i bambini con autismo abbiano fondamentali e
specifiche mancanze nell’ambito della teoria della mente, ossia l’abilità
cognitiva di predire e spiegare il comportamento umano in termini di stati
mentali come intenzioni, desideri e credenze.
Le menomazioni nella pragmatica del linguaggio sono evidenti in tutto lo
spettro autistico e in tutti gli stadi dello sviluppo inclusi gli adulti definiti
ad alto funzionamento. L’autismo è caratterizzato dalla difficoltà di
comprendere che il linguaggio sia uno strumento per interagire con gli altri
e che la comunicazione riguardi l’espressione e l’interpretazione delle
intenzioni altrui.
Diversi studi, sia naturalistici che sperimentali, hanno dimostrato che
anche le precoci manifestazioni di difficoltà comunicative nell’autismo
dipendono da una mancanza di comprensione nella mente. In questi
studi infatti è emersa una specifica insufficienza nella comunicazione
gestuale protodichiarativa (ad esempio indicare oggetti per attirare su di
essi l’attenzione altrui) sia in bambini preverbali che verbali con autismo. A
differenza dei gesti protoimperativi, che coinvolgono esclusivamente
l’espressione di bisogni e desideri del bambino, i gesti protodichiarativi
coinvolgono l’attenzione congiunta e richiede la comprensione
dell’intenzionalità, entrambi aspetti che sono profondamente
compromessi nel bambini con autismo. Quindi, le abilità di attenzione
congiunta possono essere degli importanti precursori della teoria della
mente così come il linguaggio e le abilità discorsive. Quando il linguaggio è
acquisito nell’autismo, la comunicazione verbale continua ad essere
limitata soprattutto all’espressione di richieste e bisogni, o semplicemente
commento. Anche i bambini con autismo che usano
il linguaggio per mantenere alcuni contatti sociali, raramente commentano
le azioni passate, o usano il linguaggio per cercare o condividere
attenzione, dare nuove informazioni, o esprimere intenzioni, desideri o
altri stati mentali. Si può osservare perciò l’autismo è caratterizzato da significative
limitazioni nell’ambito del funzionamento del linguaggio.
I bambini verbali con autismo presentano anche significative difficoltà
nell’ambito delle conversazioni. La loro difficoltà nella comprensione del
rapporto parlante-ascoltatore è evidente negli errori di inversione
pronominale. Tali bambini hanno anche difficoltà anche nei
turni della conversazione, come ad esempio prendere l’iniziativa in una conversazione,
ingaggiarla o mantenerla. Loro non sono in grado, infatti, di
mantenere l’argomento di una conversazione, ma al contrario,
introducono commenti non pertinenti oppure non riescono ad aggiungere
informazioni rilevanti.
Questi disturbi nella conversazione sono stati interpretati come
conseguenza di una mancata comprensione che gli altri hanno accesso a
diverse informazioni o conoscenze, e che la comunicazione si basa sullo
scambio di informazioni. Questa mancata comprensione, o deficit della
teoria della mente, spiegherebbe la difficoltà nell’ingaggiare o reciprocare,
le interazioni sociali. L’uso efficace del discorso richiede l’uso della
pragmatica per organizzare le informazioni e comunicarle in maniera
efficace. Questo riguarda la presa in considerazione di ciò che il parlante
conosce riguardo all’ascoltatore, comprese le conoscenze, i sentimenti e
altri stati mentali. Uno scambio comunicativo, quindi, diventa efficace
per entrambi i partecipanti alla conversazione i quali strutturano il proprio discorso
ricorrendo ad una teoria della mente.