Con lo studio di Fonagy “Psicoterapie e prove di efficacia” pubblicato nel 1997, si apre l’era di una psicoterapia basata sulla fisiologia e scientificamente provata: gli effetti benefici della “talking cure” sono visibili e paragonabili a quelli provocati dai farmaci.
L’efficacia della psicoterapia è resa visibile oggi dall’utilizzo delle tecniche di Neuroimaging che ci permettono di osservare il funzionamento del cervello dal vivo ma la sua efficacia è stata corroborata anche da importanti studi sul funzionamento della mente e della memoria. Tra gli studi recenti che stanno rivoluzionando il modo di intendere e operare in psicoterapia, di notevole importanza sono gli studi sull’apprendimento e sulla memoria di Kandel, la scoperta dei neuroni specchio di Rizzolatti, la teoria sul funzionamento mentale di Edelman e gli studi di Siegel.
Gli studi di Kandel effettuati sul sistema nervoso della lumaca Aplysia Californica hanno apportato un grande contributo per la comprensione del funzionamento di due forme di memoria, quella a breve termine e quella a lungo termine (Ruggiero, Ruoppolo 2008).
In questi studi Kandel ha dimostrato che, a seguito di ripetute stimolazioni dolorose (esperienze), la lumaca sviluppa una sensibilizzazione tale da permetterle di reagire con maggiore rapidità ed efficacia, ad una nuova “esperienza” di dolore. Se l’esperienza viene vissuta poche volte la sensibilizzazione, e di conseguenza la reazione efficace appresa, durerà solo per qualche minuto, al massimo un’ora. L’esperienza cioè rimarrà archiviata esclusivamente nella memoria a breve termine. Se invece tali esperienze saranno più numerose e continuative, tale apprendimento permarrà per mesi, verrà cioè archiviato nella memoria a lungo termine. Tale processo di apprendimento va oltre il semplice “rinforzarsi” di connessioni di neuroni già esistenti ma crea connessioni del tutto nuove.
La conseguenza di questo studi sulla psicoterapia sono evidenti; “la psicoterapia in quanto forma di apprendimento, è in grado di modificare l’espressione genica, cioè la capacità di orientare delle sinapsi neuronali, grazie alla plasticità del cervello” (Ruggiero, Ruoppolo 2008). È questa un’importante conferma di quanto le esperienze interpersonali contribuiscano a plasmare le strutture del cervello.
Da questi studi emergono anche le differenze tra memoria implicita e memoria esplicita.
La memoria implicita è presente fin dalla nascita, è principalmente affettiva, comportamentale e conserva le prime tracce della nostra esistenza, ha sede nell’amigdala, si struttura come memoria a lungo termine e contiene le basi per numerosi apprendimenti, è anche una memoria procedurale e non è accompagnata dalla coscienza del ricordare. Può modificarsi durante tutto il corso della nostra vita. La memoria esplicita invece è presente a partire dai diciotto mesi di vita, comprende la memoria semantica e la memoria autobiografica, è associata all’esperienza soggettiva interna di stare ricordando qualcosa, ha sede nell’ippocampo. La maturazione delle regioni prefrontali del cervello permette lo sviluppo del senso del sé e del tempo, processi che sono alla base della memoria autobiografica (Siegel, 2003).
Secondo quest’ottica le nostre prime esperienze del mondo, quelle che strutturano i primitivi pattern comportamentali in risposta a “situazioni di pericolo”(comportamenti che poi determineranno lo stile di attaccamento), rimangono impresse nella memoria implicita. Tali comportamenti appresi vengono richiamati in memoria non tanto da un ragionamento ma in maniera automatica da una specifica risonanza emotiva: “sappiamo infatti che ai fini della sopravvivenza della specie e dell’individuo è più importante agire che pensare, che l’emozione non segue l’interpretazione cognitiva razionale di un evento, ma la precede. […] Il ponte tra natura e cultura, tra espressione genica ed influenze ambientali, è costituito dunque, dalle emozioni ( Ruggiero, Ruoppolo 2008). Queste ed altre scoperte inerenti il funzionamento della mente sono alla base della “neurobiologia interpersonale” fondata su alcuni assunti di base (Siegel, 1999).
Secondo tale approccio lo sviluppo della mente è il risultato delle interazioni tra processi neurofisiologici e relazioni interpersonali.
Ad arricchire e a corroborare tale prospettiva è stata l’importantissima scoperta di Giacomo Rizzolatti dei neuroni specchio. Il suo studio ha dimostrato l’esistenza di un circuito neuronale che si attiva quando guardiamo qualcuno che compie un’azione o se ascoltiamo il racconto di un’azione proprio come se fossimo noi stessi a compierla (Rizzolatti 2006). “Si attiva un “circuito come se”, che crea mappe del corpo non corrispondenti al mio stato, ma allo stato dell’altro e permette alla mente di percepire al suo interno lo stato di un’altra mente”. (Ruggiero, Ruoppolo 2008).
È questa la base neurobiologica dell’empatia, scoperta che avvalora ancora di più i costrutti di sintonizzazione affettiva di Stern (Stern 1987) e di allineamento di stati della mente di Trevarthen (Trevarthen, 1998). Tali costrutti prendono vita dall’analisi dell’interazione madre-bambino (Infant research) e mettono in evidenza un bambino mai passivo ma da subito attivo nella relazione con la propria madre. Il bambino viene descritto come già competente nel regolare il proprio comportamento e quello della madre; madre e bambino sono entrambi spinti ad entrare in sintonia spiniti da un sistema motivazionale innato che dà vita ad un’esperienza in cui ciascuno riesce a sentirsi dentro l’altro. Il processo di sintonizzazione si costruisce con tentativi ed errori modulati da comportamenti innati come espressioni facciali, emissione di suoni, cadenze e ritmi. Le modalità di costruzione di questa sintonizzazione andranno a costituire un modello operativo interno (MOI) del bambino, ossia una serie di schemi predittivi che funzioneranno da filtri di lettura nella codifica delle manifestazioni comportamentali di attaccamento nelle diverse relazioni (Stern 1992). Tali schemi, sebbene appartenenti al mondo dell’implicito possono essere modificati soprattutto in un processo di psicoterapia.